dr.ssa Luciana Baroni, Medico, Geriatra, Neurologa, Nutrizionista
23 Giugno 2021
Tempo di lettura: 6 minuti
Una recente rassegna, basata su 417 studi sull'uomo [1], ci fornisce dati assolutamente tranquillizzanti sulla soia e smonta le varie dicerie sui suoi effetti ormonali: il suo contenuto in fitoestrogeni, gli isoflavoni, la sua presunta pericolosità per le donne, gli uomini e i bambini.
In sostanza, non esistono studi seri sull'essere umano che dimostrino effetti negativi del consumo di soia e derivati.
Da anni cerchiamo di contrastare le dicerie "anti-soia". Chi diffonde in buona fede queste credenze non scientifiche immagina di fare un servizio alla salute dei cittadini, invece difende solo gli interessi dell'industria zootecnica.
La soia è un umile legume, ma le sue proprietà nutrizionali sono ben al di sopra di quelle dei cibi animali; per questo la bufala anti-soia è così dura a morire: grandi interessi economici la sostengono.
Uno dei principali allarmi diffusi a tam-tam riguarda gli effetti ormonali della soia, ma la rassegna uscita lo scorso marzo [1] dimostra che nessuno di questi paventati pericoli è reale.
Gli unici studi che hanno individuato un effetto di interferenza endocrina da parte degli isoflavoni della soia sono studi condotti sugli animali, quindi senza alcun valore scientifico per gli esseri umani.
I dati sugli esseri umani sono invece numerosi, derivanti da 417 diversi studi: 229 erano studi osservazionali, 157 studi clinici e il resto erano revisioni sistematiche e metanalisi. Tutti questi lavori scientifici dimostrano che:
la soia non interferisce con la funzionalità della tiroide.
Non provoca effetti negativi sui tessuti della mammella e dell’endometrio, né sui livelli di estrogeni della donna. La durata del ciclo può venire lievemente allungata, ma nessuna interferenza è stata osservata sull’ovulazione. (Per approfondimenti, vedere l'articolo Endometriosi e soia: amiche o nemiche?).
Esistono studi che dimostrano che il consumo di soia ha un effetto protettivo sui tumori alla mammella e all'endometrio.
La soia non provoca effetti negativi sui livelli di testosterone, di estrogeni, sulla qualità dello sperma e del seme nell’uomo.
I dati sull’impatto dell’esposizione agli isoflavoni in utero sono limitati, ma quelli che esistono non destano preoccupazione. Lo stesso vale per gli effetti sul bambino.
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Come già spiegato nel nostro articolo Ipotiroidismo e consumo di soia: non sono in contrasto, chi assume Eutirox o altri farmaci a base di tiroxina non deve affatto evitare la soia.
Ricordiamo che:
una volta passato attraverso lo stomaco, il farmaco viene assorbito rapidamente nel primo intestino;
anche uno stomaco ipocinetico (cioè lento) fa passare la pastiglia al massimo in 60 minuti;
sono molte le sostanze che, se assunte contemporaneamente al farmaco, interferiscono con l’assorbimento, non solo la soia.
Per questo l'Eutirox va assunto a digiuno, meglio se un'ora prima della colazione: la composizione della colazione è a questo punto irrilevante, contenuto di soia compreso.
C'è chi invita a non consumare soia in quanto "tutta la soia coltivata è OGM". Al contrario, è OGM quella per i mangimi degli animali, quindi consumando carne, latticini e uova sicuramente si consuma, per vie traverse, anche soia OGM (e anche altri vegetali OGM). E non si può scegliere, perché l'origine OGM dei mangimi non è riportata in etichetta sui prodotti animali.
Invece, sui prodotti vegetali (soia o altro) è obbligatorio riportare in etichetta la loro eventuale origine OGM. Ne avete mai visti al supermercato? No, e non li vedrete, perché nessuno li comprerebbe e quindi non si trovano proprio in commercio. La dicitura "non contiene OGM" è del tutto inutile: se contenesse OGM, dovrebbe essere specificato; se non è specificato, non ne contiene.
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In generale, tutti i cibi vegetali, a parità di nutrienti, hanno un impatto ambientale molto minore di quelli di origine animale, visto che per nutrire gli animali - "da carne", "da latte" o "da uova" - è necessario coltivare una quantità di cereali e leguminose (soprattutto soia) estremamente più elevata rispetto a quella necessaria per il consumo diretto di vegetali.
Se esaminiamo in particolare il latte, scopriamo che [2, 3]:
il latte di mucca causa emissioni di gas serra triple rispetto alla media dei latti vegetali;
per la sua produzione serve una quantità di territorio 9 volte maggiore;
l'impatto del latte di mucca su acidificazione, eutrofizzazione e consumo d'acqua è 12 volte maggiore rispetto ai latti vegetali.
Inoltre, se confrontiamo i latti vegetali tra loro, quelli di soia e di avena sono quelli a impatto ambientale minore. [3]
Quello della soia per il consumo umano che distrugge le foreste pluviali è un falso mito che a molti piace diffondere.
È verissimo che l'Amazzonia viene incendiata e disboscata anche per far posto alle coltivazioni di soia (oltre che per creare pascoli per i bovini, prima causa di distruzione).
Ma quella soia non viene usata per il latte di soia o il tofu, viene usata per i mangimi degli animali d'allevamento, cioè per produrre carne, latticini, uova: secondo i dati della FAO, il 96% della soia dell'Amazzonia viene consumata da mucche, maiali e polli allevati in tutto il mondo.
In una dieta plant-based non è necessario consumare soia e derivati, perché esistono molti altri legumi che possiamo utilizzare. La soia non è certo un cibo irrinunciabile o un cibo base.
Ma è assurdo evitarla per dar retta a false credenze su inesistenti pericoli per la salute o problemi di impatto ambientale. È un alimento sano, ecologico, a buon mercato e molto versatile in cucina, anche in forma di latte di soia, yogurt, tofu e tempeh: utilizziamolo tranquillamente, a rotazione con altri legumi, nel corso della settimana.
Per non farti fuorviare da credenze errate, impara le basi della nutrizione plant-based da fonti scientifiche:
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Fonti
Messina M et al. Crit Rev Food Sci Nutr. 2021;1-57.
The Guardian, Almonds are out. Dairy is a disaster. So what milk should we drink?, 29 gennaio 2020.
J. Poore, T. Nemecek, Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers, Science, 1 giugno 2018 (Vol. 360, Issue 6392, pp. 987-992, DOI: 10.1126/science.aaq0216.
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Categoria: Soia e salute